Il Gruppo Alpini di Vertova nel 2016 compie 87 anni: un lasso di tempo breve per la Storia, sufficiente tuttavia a meritargli un posto nella comune Leggenda degli Alpini d' Italia.

Anni, segnati di gloria, di mutilazione e di medaglie, i primi Alpini vertovesi, reduci di una guerra vittoriosa, fondarono il nostro Gruppo. Era il novembre 1929.

Primo Presidente fu nominato l'alpino Luigi Gatti classe 1885, primo Capogruppo Abramo Gualdi classe 1898, alfiere Pietro Zucca classe 1906.

È cosa certa che tra i primi fondatori molti erano oriundi di Colzate. Questa fratellanza si consoliderà negli anni futuri, sia durante i periodi bellici, sia nelle opere di pace. Anche in seguito Alpini Colzatesi saranno spesso tra i componenti il Consiglio di Gruppo. Le cronache della Sezione segnalano che un nutrito gruppo di Alpini Colzatesi effettuò una gita sociale al Barbellino nell'agosto del 1932.

Questi nostri “veci” avevano lasciato sui campi di battaglia tanti loro commilitoni. Ritrovarsi, restare uniti, ricordare i giorni epici del sacrificio e del sangue, era sentito come un tributo dovuto agli eroici fratelli che con il loro olocausto avevano adempiuto al dovere verso la Patria.

Nella fotografia riprodotta vediamo che il piccolo manipolo di Fondatori è già cresciuto. Altri Alpini, quasi tutti reduci della guerra 1915-18 - molti di essi decorati - avevano sentito il dovere di serrare le fila attorno alla loro prima “Fiamma Verde”. Alcuni di loro, anni dopo, avrebbero ripercorso i sentieri delle trincee.

Vertova alpina poteva vantare fin d'allora un passato d’arme illustre, poiché durante la guerra Italo-Turca, alcuni Alpini vertovesi, avevano meritato decorazioni e medaglie di riconoscimento.

In quel tempo gli Alpini erano equipaggiati ancora con il Cappello a “bombetta”: stoffa rigida di colore nero.

Numerose furono le decorazioni concesse durante la guerra 1915-18. Tra di esse spicca la prima medaglia d'Argento di un Alpino vertovese: il S.ten. Virgilio Bernini classe 1898.

Le prime attività del Gruppo di Vertova si svolsero nell'ambito dello Statuto: mantenere- viva la tradizione alpina, onorare le Penne Mozze ricordando le Loro gesta, coltivare il senso di responsabilità e la disponibilità a rispondere prontamente al richiamo della Patria. Tuttavia notevole era l’attività del Gruppo, tendente a coltivare il nascente spirito di corpo.

Le cronache di allora parlano di manifestazioni e gite effettuate dai soci del Gruppo.

Tra di esse rileviamo la cronaca della stupenda giornata patriottica, durante la quale venne benedetta la prima “Fiamma Verde” di Vertova, madrina la sig Valzura, mamma di due eroici Alpini; sacerdote officiante il compianto Monsignor Giovanni Antonietti, oratore ufficiale il pluridecorato Alpino Ubaldo Riva. Era il 21 Aprile 1930.

È da mettere in evidenza che quel primo gagliardetto, quella prima “Fiamma Verde”, oggi è gelosamente custodito nella Sede sociale del Gruppo.

Nell'agosto dello stesso anno il Gruppo organizzava una gita al Monte Cavlera. Nell'aprile del 1931 veniva effettuato un raduno provinciale di Penne Nere a Vertova.

Il 21 Agosto 1932 ancora una gita sul Monte Cavlera.

Il 20 Giugno1933 il Gruppo effettuava un raduno al Barbellino.

Il 18 marzo 1934, in assemblea plenaria, veniva rieletto Capogruppo l'Alpino Abramo Gualdi.

Per la cronaca, nel 1929 veniva stampato il primo numero de “Lo Scarpone Orobico”, giornale mensile degli Alpini bergamaschi.

Purtroppo correvano tempi durante i quali durante i quali la follia della guerra pervadeva la mente degli uomini di Stato, soprattutto in Europa.

Fosche nubi si addensavano all'orizzonte, in quel tempo di pace precaria.

Il postino si accingeva a consegnare le famose cartoline di chiamata o di richiamo alle armi. Gli Alpini si disponevano ancora una volta a rispondere, senza nulla chiedere e senza giudicare, ritenendosi vincolati ad un solo dovere: ubbidire!

Essi ubbidirono, consci che il loro posto sarebbe stato nelle trincee più avanzate.

Molti giovani e meno giovani lasciarono quindi la famiglia e la loro terra per andare ad ingrossare i reparti delle Divisioni Alpine. Giungevano ogni tanto ai loro cari istantanee di vita militare e nel riproporle intendiamo rendere omaggio a questi nostri fratelli. Molti di essi non avrebbero più rivisto il luogo natìo.

Il tempo non ha ancora lenito tanti dolori e non ha cancellato il lutto dal cuore di tante famiglie vertovesi. Tanti e tanti figli di Vertova sono rimasti in terre lontane, come dissolti nel furore delle battaglie. Africa, Albania, Russia sono stati il calvario, la tomba e l'altare del loro purissimo supremo sacrificio.

E quando sulle sterminate gelide steppe di Russia si profilò l'immane catastrofe, gli Alpini, dal Don a Nikolajewka, scrissero indelebilmente con il Loro sangue uno dei più luminosi capitoli della legenda Alpina.

Ne fu testimone il nemico con il bollettino di guerra n. 630 dell'8 febbraio 1943, emesso dal Comando Supremo dell'Armata Sovietica, che dice testualmente: «Soltanto il Corpo d'Armata Alpino Italiano, deve ritenersi imbattuto in terra di Russia».

Gli Alpini erano partiti per il fronte russo su duecento treni; erano cinquantasettemila Penne Nere.

Ne tornarono diecimila e furono sufficienti diciassette treni.

Il nostro ricordo riscaldi l'eterna gelida notte di quegli Eroi senza tumulo e senza croce!

Per noi Essi non sono morti. Essi ci precedono.

I loro reparti marciano in prima schiera durante tutti i nostri Raduni.

…E TORNO’ LA PACE

1945 - Il grande confitto ebbe termine. I reduci si contarono e di nuovo si strinsero intorno al loro gagliardetto. Avevano riportato alle madri ed alle spose in lutto le ultime parole dei loro cari perduti e tante pietose bugie.

Ricordi di dolore, di ansia, di esaltazioni, di fame, di sete, di sonno, di veglie gelide, di distacchi strazianti, di speranze deluse, di fatiche inumane, affollavano il loro cuore. Essi sentirono il dovere di ricordare degnamente coloro che non erano tornati, dando Loro una degna, ideale, cristiana sepoltura, perenne custodia dei loro Spiriti.

Era il voto dei redivivi per onorare i Commilitoni Caduti.

L'Alpino Giuseppe Perani classe 1909 viene eletto Capogruppo il 15 febbraio 1949.

Egli si mette subito all' opera, dopo aver chiamato all’Appello gli Alpini di Vertova e ricordato loro il sacro impegno assunto. Li stimola e li esorta a staccare di nuovo il cappello dal chiodo: bisognava pagare un debito di riconoscenza e di onore alle Penne Mozze vertovesi.

Dal concittadino Costante Coter, emerito artista, viene scolpita in legno una statua riproducente la Madonna.

Il 5 ottobre 1952 l'opera viene benedetta in Piazza Vittorio Veneto durante una solenne festa alla presenza delle Autorità locali e regionali. L' immagine viene portata in trionfo dagli Alpini, in tripudio di popolo.

Per l’occasione l’allora Prevosto don Bartolomeo Ferrari scrisse l’orazione che riportiamo integralmente:

«O Madonna Santa, manda sulla terra un Tuo messaggio di bontà, e fa che tutti ci sentiamo fratelli perché tutti figli Tuoi.

Onore e gloria ai Caduti ed ai Dispersi di tutte le guerre.

E Tu Madre fa che i sacrifici e gli eroismi di tanti Tuoi figli non siano stati vani.

Su molte tombe dei nostri Caduti c’è scritto “IGNOTO”.

Ma non c’è ignoto per Te, o Maria, perché sono stati tutti Tuoi figli.

O Madre, che conoscesti il pianto di tante mamme, gli affanni di tante spose, i gemiti di tanti orfani, fai giungere a tutti il conforto della Tua pietà.

Fa o Maria che sorga presto in noi, sulla nostra patria, sul mondo intero, insanguinato dagli orrori di tante guerre, l’iride di una pace vera e duratura

O Maria, per il Tuo nome benedetto che i nostri Caduti hanno mormorato tra i rantoli dell’agonia insieme al nome della loro mamma, come un ultimo raggio di speranza, dona Loro la pace ed il riposo eterno.

Portata in trionfo sulle braccia robuste degli Alpini per essere collocata sulla cima dei nostri monti, sollevaci con Te o Maria, verso più alti orizzonti e verso quegli ideali che non conoscono tramonto».

Il Capogruppo Perani, tenace animatore dell’impresa, non soltanto aveva esaudito un voto fatto durante i tragici momenti della guerra, ma lo aveva fatto interpretando i sentimenti di fede tanto radicati nell’animo degli Alpini.

Il nostro indimenticato Beppino, validamente aiutato dai suoi Alpini si accingeva al compimento dell’impresa: trovare il luogo adatto alla costruzione di una Cappella Votiva.

Purtroppo gli mancò il tempo. Sorella morte aveva approntato per Lui l’ultima cartolina di richiamo. Egli lasciò i suoi Alpini e “andò avanti”.

Reduce di tante battaglie, Egli aveva dedicato alla vita del Gruppo la parte migliore di se stesso. Non vide compiuta l’opera da Lui propugnata.

La sua dipartita dette maggior impulso agli Alpini. Essi si impegnarono con tenacia e il progetto andò avanti.

PER NON DIMENTICARE

Fu chiamato a rivestire la carica di Capogruppo l’Alpino Mario Bocchia classe 1926, nella seduta consigliare del 30 Ottobre 1955.

Fu acquistato in località Cereti il terreno adatto ad erigere la Cappella Votiva. Fu posta la prima pietra e, dopo tanti anni di lavoro, tra difficoltà di ogni genere, superate con disinvoltura alpina, fu possibile collocare la Sacra Immagine lignea nell’interno della costruzione. Ciò avvenne soprattutto per la fattiva, intelligente, disinteressata collaborazione di operai ed artigiani vertovesi e per il generoso appoggio morale, e non soltanto morale, dell’Amministrazione Comunale.

Il 22 settembre 1963 nel corso di una grande manifestazione con folta partecipazione di popolo vertovese, officiante il concittadino Monsignor Albino Testa, Vescovo di Asmara, la costruzione venne benedetta e consacrata ufficialmente quale “Cappella Votiva della Madonna degli Alpini”.

Nell’interno furono murate le immagini delle nostre care, eroiche Penne Mozze.

Edificata con pietra nera di Berbenno, si erge sul colle di Cereti, solitaria, vigile garitta per sentinelle eterne.

NEVOSE CIME DESOLATE STEPPE

AFFOCATI DESERTI

FURON CALVARIO E TOMBA

SUDARIO E CROCE

FU LA PENNA NERA

NERE DI OROBIA ROCCE

SACELLO SIATE DI SUBLIMI EROI

MAMMA DI ALPINO SCIOGLI

QUI LE TUE MUTE LACRIME.

Successivamente fu eretto il campanile. Nell’ottobre del 1971 furono posti ai lati della costruzione due cannoni.

Il concittadino Gianni Moroni decorò l’interno della Cappella.

La campana, chiamata “sorella Orobia”, batte ogni sera i suoi lenti rintocchi, voci di preghiera, sommessi richiami ai vivi memori ed immemori, vibrante veglia al sonno eterno delle nostre Penne Mozze.

Vediamo tra di esse la medaglia d’argento Luigi Maffeis classe 1914: a suo nome è intitolato il Gruppo Alpini di Vertova.

Questa decorazione conclude il lungo capitolo delle onorificenze conferite agli Alpini di Vertova per fatti d’arme.

Esse restano la tangibile testimonianza di coraggio e di attaccamento al proprio dovere di soldati. Sono eloquenti simboli di sacrificio, di dolore, di eroismi.

Giovane recluta alpina, fiore dei nostri monti, il destino non serbi al tuo petto quei segni!

Due volte l’anno viene celebrata la S.Messa in suffragio dei Caduti, il giorno dell’Angelo e la terza domenica di settembre. Durante il Sacro rito viene recitata la preghiera dell’Alpino, mentre salgono al cielo le note del silenzio fuori ordinanza:

PREGHIERA DELL’ALPINO

Su le nude rocce, sui perenni ghiacciai,
su ogni balza delle Alpi ove la Provvidenza
ci ha posto a baluardo fedele delle nostre
contrade, noi, purificati dal dovere
pericolosamente compiuto,
eleviamo l'animo a Te, o Signore, che proteggi
le nostre mamme, le nostre spose,
i nostri figli e fratelli lontani, e
ci aiuti ad essere degni delle glorie
dei nostri avi.
Dio onnipotente, che governi tutti gli elementi,
salva noi, armati come siamo di fede e di amore.
Salvaci dal gelo implacabile, dai vortici della
tormenta, dall'impeto della valanga,
fa che il nostro piede posi sicuro
sulle creste vertiginose, su le diritte pareti,
oltre i crepacci insidiosi,
rendi forti le nostre armi contro chiunque
minacci la nostra Patria, la nostra Bandiera,
la nostra millenaria civiltà cristiana.
E Tu, Madre di Dio, candida più della neve,
Tu che hai conosciuto e raccolto
ogni sofferenza e ogni sacrificio
di tutti gli Alpini caduti,
Tu che conosci e raccogli ogni anelito
e ogni speranza
di tutti gli Alpini vivi ed in armi.
Tu benedici e sorridi ai nostri Battaglioni.

Sacerdote officiante è il nostro reverendo Prevosto. Talvolta ha celebrato la santa Messa il concittadino Don Guido Gualdi, eroico cappellano delle truppe Alpine, degno rappresentante dei Cappellani militari.

Durante queste cerimonie vengono festeggiati i “veci alpini”, molti dei quali sono stati decorati con il titolo di Cavaliere dell’Ordine di Vittorio Veneto.

LE NUOVE TRINCEE

Gli Alpini di Vertova avevano adempiuto al loro voto nei confronti dei fratelli Caduti per la Patria.

Ma non si consideravano paghi: è infatti caratteristica dell’Alpino il “darsi da fare”.

Volsero lo sguardo attorno e constatarono che tanti fratelli avevano bisogno di una mano amica.

Occorreva riportare nella vita civile quei momenti di amore fraterno che avevano punteggiato di nobiltà tanti episodi di vita militare: soccorrere il commilitone ferito, rincuorarlo e dargli la forza di continuare.

Nacque così dal nulla, esempio di sublime solidarietà, l’opera prestigiosa di Endine Gaiano a favore dei giovani handicappati.

Risorsero così dalle macerie le mura ed i focolari dei fratelli friulani, distrutti dal terremoto.

In queste opere ancora una volta gli Alpini di Vertova si distinsero.

Le loro possenti mani furono poste al servizio delle deboli membra di tanta sfortunata umanità.

Nell’ambito del paese, gli Alpini hanno riadattato una baita di Cavlera trasformandola in “Ristoro Fiamme Verdi”, allo scopo di favorire gli incontri con la gente di Vertova in un clima semplice, sano ed allegro di un grande tricolore, tanto grande da contendere spazio al cielo.

Una croce in traliccio di ferro è stata eretta dagli Alpini sulla cima del Monte Cavlera, a riconfermare le fede profonda che anima la gente di montagna.

E’ stato altresì mantenuto l’impegno di partecipare alla ristrutturazione dell’edificio della Pia Casa di Ricovero di Vertova, allo scopo di rendere più dignitoso e confortevole il soggiorno degli ospiti colà ricoverati.

RESTARE IN CORDATA

Vertova può esserne orgogliosa, poiché ogni famiglia ha dato alla Patria ed alla Società almeno un Alpino.

Oggi gli Alpini, come tutti gli uomini di buona volontà, vogliono operare in serenità, nella modesta vita di ogni giorno. Anche per loro vi saranno momenti di stanchezza e di sfiducia; ma se in questi momenti essi staccheranno dal chiodo il loro vecchio Cappello e carezzeranno la Penna in esso infissa, potranno ritrovare miracolosamente non soltanto i loro vent’anni, ma tutta l’antica fede e la speranza in un domani migliore.

Rivedranno le immacolate cime, il candore dei ghiacciai, il verde dei boschi ed il rosso sangue dei Caduti.

Rivedranno le stelle alpine riflettersi in quelle del cielo.

Riprenderanno di nuovo il cammino a testa alta, illuminati dalla fiaccola di eterna luce che emana dall’immenso esercito dei loro Eroi.

Dalla fureria del Gruppo Alpini di Vertova, 9 settembre 1979

Rif.: Settant'anni di seconda naja, giugno 2002